SECONDA GIORNATA – VENERDÌ 19 APRILE
Davide Scotti (Head of HSE Culture, Communication and Training SAIPEM SpA) ha aperto la seconda giornata di lavori con un intervento sul contributo alla crescita della cultura della sicurezza apportato dal Programma “Leadership in Health and Safety (LiHS), che persegue questo obiettivo attraverso una strategia top-down, bottom-up e multifase, con un’ampia gamma di strumenti, affinati in 15 anni di continue applicazioni e aggiornamenti. Al coinvolgimento della leadership attraverso il Programma LiHS, si affianca il workshop “We Want Zero”, diventato un fattore che contribuisce a raggiungere l’obiettivo di “zero vittime” nelle attività di Saipem.
Il workshop è usato per identificare i motivi per cui condizioni normalizzate non sicure possano esistere all’interno dell’organizzazione, cercando di affrontare i problemi con soluzioni nuove e creative, applicando metodi di pensiero laterale.
Per le Associazioni dei consumatori, Dario Giordano (Relazioni Esterne U.DI.CON.), Mauro Novelli (Delegato ADUSBEF) e Ivano Giacomelli (Segretario Generale CODICI), sono intervenuti a commentare il Report di ConsumerLab “FUTURE ABILITY – Riconsiderare il modo di produrre, consumare, lavorare e governare” (pubblicato integralmente sul sito: https://future-respect.it).
Laddove la sostenibilità consiste nell’armonizzazione di sviluppo e natura, natura e benessere, e benessere ed equità – in modo che l’interesse generale e il bene comune improntino la vita nel rispetto del futuro, valore fondante che può riorganizzare l’esistenza di tutti con un fine unico e unificante – i dati indicano però che solo il 38,90% delle 4.292 imprese con più di 250 dipendenti (presto obbligate) pubblica un Bilancio di Sostenibilità, percentuale che scende al 7,40% tra le 24.256 Imprese con 50-250 dipendenti e allo 0,66% (66 ogni diecimila) tra le 196.855 con 10-49 dipendenti. Oltre la metà dei cittadini, il 57%, non conosce gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, anche se in 6 anni tale percentuale è diminuita del 22% (era il 79%). Neanche un decimo dei Consumatori acquista consapevolmente prodotti di Imprese sostenibili. Le donne rivelano maggiore sensibilità e si impegnano con azioni più concrete per rispettare il futuro, mentre gli uomini risultano più virtuosi nel controllo dei consumi energetici, nelle scelte di abbigliamento, di cosmetica e di elettrodomestici, nell’uso di automobili e nella programmazione finanziaria. Permane una diffusa disinformazione e banalizzazione dei valori di sostenibilità: 1 consumatore su 5 crede che la sostenibilità sia tendenzialmente una montatura per aumentare i prezzi o esaltare i prodotti. I Bilanci di Sostenibilità sono spesso incomprensibili e autoreferenziali, e, quindi, ritenuti poco credibili. La sensibilità dei consumatori in tema di sostenibilità è concentrata su clima e dissesto idrogeologico, e si moltiplicano i dubbi sull’efficacia dei sacrifici richiesti dalla trasformazione sostenibile. Gli stessi giovani sono attenti ai criteri di sostenibilità nello stile di vita più a parole che nei fatti: solo un GenZ su quattordici rispetta correttamente detti criteri nelle sue scelte di acquisto.
Andrea Benassi ha risposto ai questi della GenZ per conto di un Ente peculiare come l’ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO, metà banca e metà mediocredito, che si pone il macro-obiettivo – valutando per i finanziamenti le componenti sociali accanto a quelle economiche e di solvibilità – di far sì che misure finanziate di sostegno all’impiantistica (per quanto riguarda lo sport) o ad altre attività (per quanto attiene la cultura) assicurino una grande e misurabile ricaduta sulla collettività. Anche nel caso dei finanziamenti per i Grandi Eventi, gli stessi devono lasciare eredità molto forti per la collettività. Sottolineate anche le partnership con Sport e Salute, che gestisce i contributi a fondo perduto. Ma l’obiettivo è comune.
Francesco TAMBURELLA ha risposto alle domande della GenZ su diverse tematiche generali: le strategie di marketing e di pubblicità che non hanno giovato alla corretta promozione della cultura della Sostenibilità; “Future Ability”, la Ricerca commentata da tre Associazioni leader di Consumatori che analizza lo stato di affermazione dell’evoluzione sostenibile per implementarla nell’economia di mercato; una breve riesamina sul grado di attestazione del percorso di evoluzione sostenibile all’interno delle attività produttive, in particolare, e del mercato, in generale; una valutazione sul posizionamento dell’e-commerce in detto percorso; il ruolo della mobilità intelligente e dell’ecodesign come principali driver dello sviluppo sostenibile; lo stato della reale sensibilità dei cittadini sui temi della sostenibilità a confronto con la reale adozione dei criteri ESG da parte delle Imprese; un accenno al progetto WE, «la moneta invisibile che cambierà il mondo», funzionamento e capacità di dare un determinante contributo per orientare le scelte dei consumatori mediante una consapevolezza più accessibile e rapida.
Luciano Ciocchetti (Vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali CAMERA DEI DEPUTATI) ha proposto una breve panoramica sulle politiche di tutela della famiglia, dell’infanzia e degli anziani, sulle attività socialmente utili svolte non a fini di lucro da soggetti privati, sulla sanità, su problemi socio-sanitari, e su questioni relative alle implicazioni sociali delle nuove tecnologie medico-biologiche, in particolare, sullo stato delle normative riguardanti la conduzione trasparente delle attività del Terzo Settore dopo gli eventi che hanno distorto l’equilibrio tra donazioni e destinazioni effettive strumentalizzate dal marketing.
Servizio pubblico per eccellenza la RAI è stata interrogata dai giovani sul suo impegno per la sostenibilità, che, come affermato da Roberto NATALE, in realtà parte da lontano, ma che con il nuovo contratto di servizio quinquennale a breve in Gazzetta Ufficiale è fissato e codificato, all’articolo 12 in primis e in altri articoli dello stesso. La sua Direzione ha raccolto l’eredità di RAI per il Sociale, e persegue una sostenibilità integrale, ambientale, sociale e di governance, chiamando l’azienda a svolgere un ruolo-chiave per il governo della sostenibilità e a sostegno della transizione energetica e ambientale. Sono stati avanzati alcuni esempi, in particolare sul tema dell’accessibilità dei programmi per gli utenti portatori di disabilità visive o uditive, con alcune punte di innovative soluzioni tecnologiche già adottate. Lato misurazione, la Rai ha accettato la sfida di confrontare le azioni intraprese con indicatori di obiettivo concretamente misurabili. Una valutazione di sostenibilità sia all’interno che nei confronti delle produzioni appaltate all’esterno, dei fornitori che devono essere a loro volta in grado di garantire forniture sostenibili.
L’ambito del packaging è stato interessato forse tra i primi dalle problematiche di sostenibilità, e Filippo Romani ha raccontato l’esempio di LIC PACKAGING SpA, un’azienda che parte dalla carta e cerca di allungarne la vita quanto più possibile rendendola riciclabile e compostabile, fino alle soluzioni più innovative mono-materiali dell’Ecodesign, che semplificano il packaging e il successivo riciclo. Un’azienda esemplare anche per i propri risparmi energetici: gli oltre 50.000 metri quadri della sede sono stati ricoperti da un impianto fotovoltaico grazie agli incentivi statali e c’è già l’impegno del management a continuare su questa strada anche senza incentivi. Lo stesso dicasi per il ridotto consumo d’acqua – 0,14 litri per metro quadro di cartone prodotto – e per gli investimenti in software di ultima generazione per la semplificazione della produzione del cartone ondulato. Fatti, non parole.
Ida Schillaci, infine, ha intervistato Daniele Eccher che mette al centro del percorso sostenibile di FATER SpA, oltre all’innovazione di prodotto, il coinvolgimento, tanto dei dipendenti nei progetti solidali, quanto dei consumatori per un utilizzo consapevole e corretti comportamenti d’acquisto. E, naturalmente, la comunicazione che in azienda va oltre la compliance normativa per fare cultura della sostenibilità, veicolando messaggi che incidano sulle abitudini di consumo in chiave sostenibile. Certo, è sempre più necessario un sustainability manager. Ce ne sono già tanti, tuttavia il loro ruolo non è ancora capillarmente riconosciuto all’interno delle imprese. SUSTAINABILITY MAKERS come associazione di categoria, svolge un ruolo di formazione e di network per queste importanti figure.
Le certificazioni sono l’ancora complessa nebulosa che accompagna i percorsi di sostenibilità delle aziende. Le slide presentate da Luigi BOTTOS di RINA SpA – disponibili sul sito di Future Respect come tutti i materiali presentati in sede congressuale – sono una vera e propria bussola per orientarsi attraverso norme, metodologie e certificazioni, oltreché un invito a considerarle come parte del processo capace di fare della sostenibilità un business di crescita costruttiva e competitiva, e non solo un onere. Le certificazioni, infatti, servono a valutare i rischi per soddisfare le aspettative degli stakeholder e contribuire allo sviluppo sostenibile dell’impresa e dell’organizzazione. Sostenibilità e business costituiscono un legame vincente, e aiutano l’azienda ad attrarre i giovani talenti sempre più interessati agi aspetti del welfare, della flessibilità, dell’attenzione alla persona nell’ottica di un lavoro che sia un de cuius nell’equilibrio complessivo della loro vita. Una vera e propria lectio magistralis in due tempi, fondamentale per orientarsi nell’intricata matassa normativa europea che incombe sulle Imprese, in particolare PMI.